giovedì 3 giugno 2010

IL CAVALLO DELLE PAROLE

NON RIMANDARE MAI A DOMANI QUEL CHE PUOI FARE OGGI

Leona aveva capelli color paprika e occhi come due olive greche. La sua pelle opaca come carta di riso cominciava a risentire dell’età senza però appannare la bellezza dei lineamenti.
Stava raccogliendo in un treccia il manto che per tutto il giorno teneva sulle spalle, prima si mettersi a letto, quando udì un rumore proveniente dalla rimessa. Si arrestò un istante poi andò in cucina a controllare che la porta di servizio fosse chiusa . Si preparò una tisana e la portò sul tavolino da notte.
Prese il libro sugli innesti e si tolse la vestaglia rimanendo nel suo confortevole pigiama cinese.
Soleva ripetere che le cose migliori sono quelle che si fanno a letto: pertanto non amava alzarsi all’alba e trovarsi in posizioni scomode…
Nuovamente qualcosa disturbò la sua lettura ma stavolta non si alzò. Si limitò a prendere un sorso di tisana e a scrutare con attenzione la micia Lilith che non dava alcun segno di allarme continuando a dormire. Se era in arrivo qualcuno che conosceva invece, balzava dalla sua postazione e si metteva di piantone alla porta.
E chi mai avrebbe potuto farle visita a quell’ora della notte?
Leona viveva sola e contenta.
Qualche anno prima era saltata giù dal treno della banalità abbandonando alla loro sorte i suoi compagni di percorso, frustrati di carriera.
Aveva ereditato una casetta colonica in buono stato e vi ci si era collocata con il massimo dell’entusiasmo.
Il progetto di fare la signora di campagna le aveva stuzzicato la fantasia e l’azione.
Non era il tipo della pensionata bastone e dentiera. Non era nemmeno la vecchina del cacao.
Amava fare il bagno nel fiume quando l’acqua lo permetteva,coltivare quello che le serviva per nutrirsi, e trascorrere il giorno a curare le piante e gli animali che amava. Quando si stancava dell’esterno o faceva brutto, ritraeva la natura in casa, con acquarelli tratti dalle foto che lei stessa aveva scattato.
Si era persino approvvigionata di un telaio col quale aveva imparato a realizzare lavori di arredo per la sua casa e anche per vendere o regalare.
Canticchiava spesso tra sè:
-la solitude:ça n’éxiste pas…-
Non disdegnava la modernità.
Sicchè aprì la finestra col telecomando e si mise gli auricolari per ascoltare la sua musica preferita.
Ma stavolta avvertì distintamente una presenza nella stanza e alzò gli occhi.
- so sorry,milady!-
UN uomo che sembrava uscito da un fumetto di Tex Willer per come era vestito, con le mani alzate, stava in piedi sulla porta della camera.
Leona si assestò gli occhiali, scivolati per il balzo che aveva fatto :
-who are you?-
Tex si tolse il cappello e fece un gesto evasivo, dopodichè si accinse ad andarsene come era venuto.
Prima che lei potesse reagire qualcosa la trattenne per la vestaglia: un setter irlandese dal pelo lungo e fulvo almeno quanto i suoi capelli le si aggrappò per attrarre la sua attenzione.
Prontamente Lilith gli fu sul groppone soffiando.


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RACCONTO BY
CLAUDIACAL

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