
BY SANTINA D.
(UMBRIA * ITALY)
spazio di incontro e confronto di donne artiste non conosciute, di tutto il mondo.
Rondine
Va’ rondinella ,
va’ e percorri i meandri del cielo,
per godere la vera libertà.
Va’ con le tue tremule ali
in alto, sempre più in alto,
con la velocità del vento.
Mi piace guardarti
quando all’imbrunire,
giochi con le tue compagne;
quando sali, scendi, risali
con tanta leggerezza
da sembrare una farfalla.
Ti invidio.
Vorrei anch’io volare in alto,
per evadere da questo mondo
inquinato e insanguinato,
dove regna l’odio, la miseria e l’ingiustizia.
LA ESPERANZA ES PARA LA GENTE QUE VIVE SIN GRACIA
Un vecchio africano vestito di bianco, una donna tarchiata e coi capelli ricci, un ragazzetto con zazzera sotto a i 5 anni, in questo ordine, correvano correvano correvano.
Alle elementari ricordo Tiziana, una compagna di scuola che, quando interrogata in Storia non si raccapezzava con gli eserciti,e su chi perseguitava chi, diceva: il nemico. Visto e considerato che se uno batte in ritirata, l’altro che lo insegue non può essere un amico.
Dunque il nemico serrava dappresso i tre nostri che a gambe levate si incitavano l’un l’altro a battersela, senza manco guardarsi indietro.Il nero guidava la fuga : a destra, a sinistra, poi d’improvviso disse: scendete!
Il cunicolo era stretto come una scala a chiocciola, similmente all’interno delle torri di un castello e così percorsero senza respiro, in un caldo crescente che non avevano il modo di soffermarsi a considerare, quasi un chilometro sotto terra, en el obscuro subsuelo encerrados.
Il piccolo Julien aveva tanto spazio per la paura quanto misurava il suo corpicino. Il cuore gli cozzava contro le sbarre del torace, le minuscole ginocchia gli toccavano il petto. Curvi e a testa bassa s’inoltravano sempre più nelle tenebre senza poter alzare la testa nè voltarsi per assicurarsi di restare uniti ma sentivano i passi uno dell’altro e il respiro affannoso.
Repentinamente si parò loro davanti una scala in risalita, giusto una spanna più larga di quelle scese fino ad allora e dalla quale proveniva una luce rosa come di night club. Scalini bianchi e volta illuminata.Julien prese finalmente fiato appoggiandosi con la manina alla parete da dove sulla sinistra sporgeva un corrimano in ferro nero. La donna lo seguiva ansimando e il vecchio si aiutò col supporto nel muro per issarsi con fatica, scoprendo gli stinchi secchi e segnati , con l’altra mano allentandosi la kefia.
Almeno altri 2 chilometri di risalita e poi finalmente una luce abbagliante e un’aria di mare. L’uscita dalla lunghissima scala era l’entrata ad arco in una vasta piazza lastricata come una chiesa con mosaici elaboratissimi e luccicanti che a 700 metri di distanza si apriva su una spiaggia dalla sabbia rosa. Una quinta di palme dal lato destro e un penetrante odore salmastro completavano lo scenario.
I tre ristettero. L’anziano si inginocchiò raccogliendosi in preghiera con le ginocchia schiacciate sul petto e le braccia distese in avanti.
-Allah akbar!- rantolò.
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RACCONTO
BY CLAUDIACAL
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NON RIMANDARE MAI A DOMANI QUEL CHE PUOI FARE OGGI
Leona aveva capelli color paprika e occhi come due olive greche. La sua pelle opaca come carta di riso cominciava a risentire dell’età senza però appannare la bellezza dei lineamenti.
Stava raccogliendo in un treccia il manto che per tutto il giorno teneva sulle spalle, prima si mettersi a letto, quando udì un rumore proveniente dalla rimessa. Si arrestò un istante poi andò in cucina a controllare che la porta di servizio fosse chiusa . Si preparò una tisana e la portò sul tavolino da notte.
Prese il libro sugli innesti e si tolse la vestaglia rimanendo nel suo confortevole pigiama cinese.
Soleva ripetere che le cose migliori sono quelle che si fanno a letto: pertanto non amava alzarsi all’alba e trovarsi in posizioni scomode…
Nuovamente qualcosa disturbò la sua lettura ma stavolta non si alzò. Si limitò a prendere un sorso di tisana e a scrutare con attenzione la micia Lilith che non dava alcun segno di allarme continuando a dormire. Se era in arrivo qualcuno che conosceva invece, balzava dalla sua postazione e si metteva di piantone alla porta.
E chi mai avrebbe potuto farle visita a quell’ora della notte?
Leona viveva sola e contenta.
Qualche anno prima era saltata giù dal treno della banalità abbandonando alla loro sorte i suoi compagni di percorso, frustrati di carriera.
Aveva ereditato una casetta colonica in buono stato e vi ci si era collocata con il massimo dell’entusiasmo.
Il progetto di fare la signora di campagna le aveva stuzzicato la fantasia e l’azione.
Non era il tipo della pensionata bastone e dentiera. Non era nemmeno la vecchina del cacao.
Amava fare il bagno nel fiume quando l’acqua lo permetteva,coltivare quello che le serviva per nutrirsi, e trascorrere il giorno a curare le piante e gli animali che amava. Quando si stancava dell’esterno o faceva brutto, ritraeva la natura in casa, con acquarelli tratti dalle foto che lei stessa aveva scattato.
Si era persino approvvigionata di un telaio col quale aveva imparato a realizzare lavori di arredo per la sua casa e anche per vendere o regalare.
Canticchiava spesso tra sè:
-la solitude:ça n’éxiste pas…-
Non disdegnava la modernità.
Sicchè aprì la finestra col telecomando e si mise gli auricolari per ascoltare la sua musica preferita.
Ma stavolta avvertì distintamente una presenza nella stanza e alzò gli occhi.
- so sorry,milady!-
UN uomo che sembrava uscito da un fumetto di Tex Willer per come era vestito, con le mani alzate, stava in piedi sulla porta della camera.
Leona si assestò gli occhiali, scivolati per il balzo che aveva fatto :
-who are you?-
Tex si tolse il cappello e fece un gesto evasivo, dopodichè si accinse ad andarsene come era venuto.
Prima che lei potesse reagire qualcosa la trattenne per la vestaglia: un setter irlandese dal pelo lungo e fulvo almeno quanto i suoi capelli le si aggrappò per attrarre la sua attenzione.
Prontamente Lilith gli fu sul groppone soffiando.
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RACCONTO BY
CLAUDIACAL